8. apr, 2018

lA MALATTIA CELIACA ED IL RISCHIO DI SVILUPPARE TUMORI

La malattia celiaca (MC) è caratterizzata dal danno della mucosa del piccolo intestino causato dalle prolamine (frazioni solubili in alcol) di frumento, orzo, segale in soggetti geneticamente predisposti. La gliadina è la frazione del glutine associato allo sviluppo del danno intestinale. La presenza di glutine nell’intestino conduce ad un danneggiamento della mucosa autoperpetuantesi, mentre l’eliminazione del glutine dalla dieta determina la completa guarigione della mucosa. In Italia, nel 1990 si riteneva che vi fosse un caso ogni 1000 abitanti. Lo screening del ’94 fece rilevare che ve n’era 1 ogni 200. Oggi sappiamo che l’incidenza della malattia celiaca è di 1 ogni 100/150 abitanti con un rapporto femmine/maschi di 2:1. Quindi in Italia vi sono all’incirca mezzo milione di celiaci! Da una recente indagine promossa dall’AIC (Associazione Italiana Celiachia), in una famiglia in cui v’è un celiaco, nell’17% circa dei casi ve n’è un altro, nel 20% due. Ciò indica l’importanza dell’estensione dello screening relativo ai familiari dei celiaci. L’introduzione nella pratica clinica di nuovi ed efficaci test di screening sierologici (AGA, EMA, TRANSGLUTAMINASI) e l’uso più frequente della biopsia intestinale endoscopica hanno sicuramente contribuito all’identificazione di nuove modalità di presentazione della malattia. Una classificazione estensiva (Corazza), contempla una forma CLASSICA con sintomi intestinali e sierologia e biopsia inintestinali positivi; una forma ATIPICA con manifestazioni extraintestinali e sierologia e biopsia positivi; una forrma SILENTE con soli reperti bioptici e sierologici positivi; una forma LATENTE con sola sierologia positiva; una forma POTENZIALE che riguarda i soggetti a rischio dove la predisposizione genetica può favorire i processi immunologici che portano alla MC. Tale modello è stato spesso paragonato ad un iceberg, in cui la parte emersa, ossia la forma classica, è rappresentata solo da una piccolissima parte di pazienti. Il cardine del trattamento dei pazienti con MC è l’eliminazione dalla dieta per tutta la vita dei cibi che contengono frumento, segale ed orzo. Tra le complicazioni gravi che sono state associate alla MC, vi sono molte prove che l’incidenza di neoplasie maligne è maggiore negli adulti con MC che non nella popolazione generale. Alcuni lavori pubblicati, riportano che tumori maligni si erano sviluppati nel 11-13% dei pazienti con MC. I più frequenti sono i linfomi, generalmente di tipo T, (intestinali ed extraintestinali) ed i tumori dell’esofago, ma sono state osservate altre neoplasie maligne intestinali ed extraintestinali, come l’adenocarcinoma del tenue. Il rischio di neoplasia faringea ed esofagea è di circa 10 volte più elevato che nella popolazione normale, quello per il linfoma risulta aumentato di 40 volte, mentre per l’adenocarcinoma del tenue è ancora più elevato (80 volte). La stimolazione immunologica e l’aumentata permeabilità intestinale sono elementi a favore della teoria biologica che sostiene la possibilità di un aumentato rischio per il linfoma e l’adenocarcinoma del tenue. Nei pazienti con MC accertata è utile una ricerca approfondita di neoplasie maligne dell’apparato gastrointestinale se, dopo un miglioramento iniziale dalla sospensione del glutine, successivamente essi presentano sintomi quali perdita di peso, malassorbimento, dolori addominali o emorragie intestinali nonostante la stretta osservanza alla dieta (celiachia refrattaria). Gli studi utili comprendono lo studio radiografico con contrasto dell’intestino tenue, la TAC addominale e pelvica, l’endoscopia del tenue con prelievi bioptici multipli. Per quanto detto, esiste unanimità tra i medici secondo cui tale rischio resta sufficientemente significativo da giustificare il rispetto di una dieta rigorosa anche nei pazienti asintomatici.

Tratto da: "La malattia celiaca" di Maddalena Zippi (ALTEG- Associazione per la lotta contro i tumori infantili, 2013).